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Il Cherubino, uno spicchio di Abruzzo…

Si chiama “Cherubino” e si candida a diventare il gioiello identitario dell’Abruzzo interno. Una creazione degli artigiani pescaresi Giampiero e Fabio Verna, tra tradizione orafa e design innovativo.


La “Presentosa”, la “Cannatora”, le “Circeglie”, le “Sciacquaije”: l’Abruzzo passa anche da qui, dai prodotti dell’arte orafa che, da più di tre secoli, sono simboli di benessere e prosperità del mondo pastorale abruzzese. Fortemente radicati nella vita sociale, religiosa e quotidiana, i gioielli tradizionali raccontano la nostra regione ormai in tutto il mondo. Alcuni maestri orafi si perfezionano nella loro realizzazione, altri ne inventano di nuove: è il caso dei fratelli Giampiero e Fabio Verna, artigiani di Pescara, che recentemente hanno dato vita a una nuova storia da raccontare. I due orafi hanno eletto Calascio (AQ) a loro luogo del cuore e lì, quasi quindici anni fa, hanno aperto un museo del gioiello che contribuisce in modo notevole all’organizzazione di pacchetti turistici.

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“In questo modo abbiamo inteso contribuire alla promozione dell’economia del territorio – spiega il maestro orafo, Giampiero Verna – perché un luogo come questo porti a Calascio un turismo non soltanto “mordi e fuggi” di chi si ferma a fare una fotografia, bensì spinga a trattenersi soprattutto chi è appassionato di storia e cultura”.

A questa abituale azione di marketing territoriale nell’Aquilano, nel 2019 i due fratelli hanno aggiunto la creazione di un gioiello in oro e pietre preziose: si chiama “Cherubino” e si candida a diventare il gioiello identitario di questo spicchio di Abruzzo. Nella sua struttura a punta, il gioiello è un vero e proprio omaggio ai nostri antichi cardatori, perché richiama l’operazione di cardatura, filatura e arrotolamento della lana nel gomitolo. Nei suoi colori troviamo le figure dei fiori che crescono nei dintorni della rocca di Calascio e sulle alte quote di Campo Imperatore: il cardo selvatico (blu), il croco (viola), l’adonis veralis (giallo), la saxigrafa italica (bianca). Da qui la scelta, non casuale, delle gemme incastonate nelle diverse versioni di “Cherubino”: zaffiro, ametista, citrino, diamante e perla. Un esempio a parte, in oro bianco e diamanti, simboleggia un fioco di neve, un elemento fortemente caratterizzante il paesaggio di questi luoghi. 


Tra le caratteristiche più affascinanti, vi sono la lavorazione di sette giorni e la sua realizzazione non solo esclusivamente a mano, ma proprio secondo antiche tecniche di lavorazione dell’oro che prevedono il solo utilizzo di strumenti di saldatura risalenti al 1700, gli stessi custoditi nel Museo del Gioiello a Calascio. Il nome “Cherubino” allude all’antica storia e ai mestieri del Medioevo aquilano e significa “custode, propizio, prezioso”.

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